Storia

L’8 gennaio 1899 nelle edicole italiane apparve il primo numero de “La Domenica del Corriere”: aveva dodici pagine e costava dieci centesimi. Un giovane disegnatore sconosciuto, Achille Beltrame, aveva disegnato, per la prima pagina, la riproduzione di una tempesta di neve nel Montenegro. All’inizio di febbraio, mentre in Italia Luigi di Savoia, Duca degli Abruzzi, si apprestava a partire con la sua spedizione al Polo Nord e s’inaugurava la ferrovia elettrica Monza – Milano, a Lecco i settimanali locali comunicavano la notizia che la sera del giorno uno un gruppo di baldi giovanotti di sicure speranze, staccatosi dalla Società Alpina Operaia “A. Stoppani”, aveva fondato la Società Escursionisti Lecchesi.
Naturalmente la nascita della S.E.L. suscitò un certo scalpore nella quieta vita della Lecco di allora e all’intera Società Alpina: vi furono adunanze, assemblee, interpellanze, con minacce di espulsione di soci rei di aver creato la nuova…..concorrente. Poi il buon senso prevalse, il comune amore per la montagna riappacificò gli animi e si arrivò ad una buona comprensione e anche collaborazione fra le società consorelle.
La sezione del Club Alpino Italiano era nata nel 1874 e l’Alpina Stoppani nel 1883; dal 1885 c’era anche la Società Canottieri Lecco.
Primo presidente fu Battista Turba che, mentre guidò lo stacco dall’Alpina con degni pionieri ( Vezio Beretta, Attilio Brunetti, Tarquinio Marni, Battista Spreafico, Francesco Scolari, Gaetano Sottocornola, Giuseppe Tocchetti), inquadrò le basi della giovane società.
A questo primo nucleo si unirono, con la qualifica di soci fondatori non provenienti dall’Alpina Stoppani Battista Benedetti, Egisto Biffi, Luigi Elli, Carlo Frassi, Umberto Locatelli, Pietro Morlotti, Augusto Panigalli, Ferdinando Pizzi, Enrico Ripamonti, Italo Rusconi, Innocente Vismara, Arturo Bussola, Luigi Faido, Massimo Gilardi, Damiano Oriani, Paolo Resinelli, Camillo Stoppani, Giorgio Stoppani, Renzo Rocca, Mario Wilhelm, Alfredo Redaelli:
nomi che contavano nella Lecco di cent’anni fa e che contribuirono non poco allo sviluppo della nostra città.
Le basi, dobbiamo riconoscerlo, furono davvero solide e ressero egregiamente, permettendo la costruzione, in centodieci anni, di un patrimonio di valori umani, avvenimenti ed iniziative, che hanno notevolmente inciso nella vita cittadina di questo primo secolo.
L’iniziativa raccolse immediatamente le simpatie di un gruppetto di giovani e giovanissimi, già avviati alla passione alpina che mossero, a benefica burrasca, l’ambiente. Gli animatori si chiamavano: Grassi, Azzoni, Morlotti, Carozzi, Bregaglio, Cazzaniga, Fustinoni, Galbusera. Vi sono pure appartenenti al G.L.A.S.C. (Gruppo Lombardo Alpinismo Senza Guide) e alla S.A.T. (alpinisti Tridentini), che guidarono il risveglio giovanile.
Il primo esame fu nel luglio 1899, con la partecipazione alla “Marcia 24 ore in Montagna” sull’itinerario, Morbegno, Cà San Marco, Pescegallo, Biandino, Introbio, Lecco, indetta dalla S.E.M: trentacinque selini, su trentasette iscritti, sono classificati primi e vincono lo stendardo “La Bicicletta”.
Ancora il Fior d’Alpe: Settembre 1899, con due itinerari, soci della SEL e del CAI Lecco compiono la prima ascensione sul Pizzo Varrone.
Fra le tre associazioni alpinistiche, passato il naturale scompenso del rimaneggiamento, torna a predominare la sana passione per l’alto: riprende la normale attività di ognuna che, sia pure con modi diversi, favorisce la diffusione della montagna per lanciare le bellezze della nostra terra.
La SEL diviene socia vitalizia del Club Alpino Italiano e la sezione di Lecco del CAI, socia vitalizia, della Società Escursionisti Lecchesi.
Alla fine del primo anno di vita i selini erano ottanta ed  un paio di scarponi costava 12 lire; oggi siamo quasi duemila e le scarpe da montagna costano oltre quattrocento euro.
Intanto nel gennaio del 1900, il Consiglio Comunale, con Sindaco Giuseppe Ongania, delibera e autorizza la SEL ad includere nel suo emblema lo stemma della città di Lecco.
Nel 1902 abbiamo i primi contatti con gli “Sky” ai Piani Resinelli, ma dobbiamo aspettare il 1908 per vedere la prima gara sociale e la costituzione della Sezione Sciatori, seconda in Lombardia (dopo CAI Milano) e tra le prime a iscriversi alla F.I.S. (Federazione Italiana Sci). Nel 1915 si riceve l’incarico di organizzare, con il patrocinio della Gazzetta dello Sport, le Gare di Campionato Italiano di Sci; iscrizione per ogni atleta £ 2.
Il rifugio SEL ai Piani Resinelli arriva il 14 giugno 1908 e nel frattempo si organizzano gite, feste degli alberi, si segnano sentieri, si pubblicano guide e monografie:  c’è anche la prima uscita nel 1914, per il recupero di vittime della montagna, a cui ne seguiranno purtroppo molte altre. Leggiamo su un nostro notiziario:
“Non si trattava di squadre organizzate ma d’interventi fra persone presenti o di elementi raccogliticci. Sempre pronti a ogni chiamata se ne partivano da Lecco per la Valle Caloldeno, non esistendo la Strada Ballabio-Piani Resinelli, perché in ogni epoca la Grignetta fece dolorose sorprese. Il primo intervento è del maggio 1914, sotto il profilo Nord dei Torrioni Magnaghi. Seguono una quarantina di recuperi, una decina di salvataggi, alcuni dei quali con discesa in teleferiche improvvisate sulle quali scorrevano le barelle. I trasporti a valle erano compiti da Valligiani, ai quali la SEL ha sempre garantito un minimo, il più delle volte rimasto a carico. Le prestazioni erano assai apprezzate e l’inobliabile Mario Tedeschi, da Milano, ebbe a scrivere: “Siamo lieti che i nostri giovani frequentino le Prealpi lecchesi perché su loro è la guida e la protezione dei valorosi consoci della S.E.L. ai quali non difetta l’audacia, la calma, la bontà e l’affetto”.
La parentesi triste della guerra 1915/18 vede duecentocinquanta soci al fronte: diciannove non torneranno più.
Passata la bufera, la SEL, nel 1916 organizza il Campionato Italiano Assoluto di Sci ai Piani di Bobbio, poi ancora gare, gite, manifestazioni. Nel 1921 sorge il rifugio Alberto Grassi a Camisolo ed è pubblicata la guida regionale del Pizzo dei Tre Signori, autore il prof. Fermo Magni.
Tra inaugurazioni di vessilli, Parco delle Rimembranze, fondazione del gruppo Guide, Gruppo studenti, Festa degli Alberi, apertura del rifugio Daina poi Luigi Azzoni al Resegone, del Nino Castelli, abbinato poi al nome di Arnaldo Sassi ai Piani d’ Artavaggio, costruzione della Cappella Francesco Bettini, della Fontana Pozzoli, dono di oro alla Patria, istituzione delle sezioni d’Introbio, Valmadrera, Mandello e Milano, arriva nel 1935, e la SEL per decisione dei “supremi capi” è immessa d’autorità nella sezione del CAI di Lecco, divenuto, sempre per supreme decisioni, Centro Alpinistico Italiano.
Praticamente la SEL scompare, scende un velo per qualche anno sul suo nome, ma le sue tradizioni e il suo passato sono tali che non è possibile pensare a una sua definitiva cancellazione.
Poi ancora la guerra e altri ventisei soci salgono il paradiso degli eroi.
E’ solo nel 1945, dopo la liberazione, che il Generale Luigi Masini, Commissario unico del CAI, dispone che “La SEL riprenda la sua attività e a essa sia reso il patrimonio rifugi”.
Nessuna recriminazione, del resto inefficace a tutti gli effetti, se i rifugi sono mucchi di macerie, resi così nell’infausto ottobre 1943, dai rastrellamenti nazifascisti, perché ricettacolo e sedi di comandi partigiani.
Le associazioni alpine, tanto provate, fuse nella comune avversità, trovano coraggio e formano un unico Comitato Ricostruzione. A tanto fervore d’iniziative, rispondono generosamente i concittadini, gli amici, dimostrando attaccamento, con tangibili donazioni, alle nostre montagne.
Come in gara fra difficoltà d’indole varia,  la SEL mette subito in grado d’ospitalità il rifugio Castelli, rabbercia alla meglio il Daina; il CAI provvede per il Ratti (già Savoia), il Lecco e lo Stoppani; l’A.N.A. rappezza il Cazzaniga. Segue la ricostruzione del Grassi e nel 1950, dell’infausto periodo rimangono poche tracce.
La volontà di proseguire non manca, gli uomini, i giovani e le donne decise nemmeno. Si chiamano Arnaldo Sassi, Umberto Locatelli, Bruno Furlani, Primo Stacchini, Ida Maggi, Carletto Corti, Gino Sioli, Carlo Villa, Giovanni Rocca, Ernesto Sala, Luigi, Giulio e Luciano Azzoni, Augusto Pozzoni, Cesare Ferrario, Carmela Ferrario, Angelo Pacchiana, Carlo Missa glia, Giuseppe Rossi e tanti altri.
In pochi anni i rifugi risorgono più belli e funzionali e si ampliano grazie alla disponibilità dei nostri tecnici arch. Mario Ruggeri, arch. Mario Cereghini, arch. Mino Fiocchi, Ing. Giuseppe Gandola, Ing. Teodoro Berera, Geom. Giovanni Bonfanti, Geom. Pino Rossi, Arch. Minonzio, Notaio dott. Pietro Gaetani, ed altri.
Al rifugio SEL dei Piani Resinelli, viene affiancato il nome di Renzo Rocca, poi quello di Umberto Locatelli.
Il primo, socio fondatore della SEL, infaticabile animatore e morto nel 1944 in prigionia a Mauthausen, là deportato per non avere voluto denunciare i partigiani ospitati nel rifugio di cui era ispettore.
Poi entusiasmo e iniziative innumerevoli esplodono. Ancora gite, marce in montagna, ristrutturazione dei rifugi, il Bivacco Città di Lecco, la Cappella Giulio Ripamonti a Camisolo, ventidue edizioni della Staffetta Alpina Artavaggio, gara nazionale che rilancia e valorizza la bella località.  Gare sociali di sci, l’Assalto al Resegone che da decine di anni  attira sulla vetta della montagna, la prima domenica di luglio, centinaia di escursionisti.
Il notiziario sociale che, tranne parentesi di sospensione forzata, continua a uscire ininterrottamente dal 1° gennaio 1915, per la fatica di attivi e validi collaboratori, pare ancora gradito e interessante.
Quattro rifugi, sempre da tenere in efficienza grazie anche a solerti e bravi custodi e adeguati alle norme di legge, danno abbastanza pensieri al nostro Consiglio direttivo.
La segnaletica dei sentieri è sempre efficacemente curata da un gruppo d’instancabili soci, e le gite minuziosamente organizzate, non solo sui nostri monti, ma anche con spedizioni all’estero, raccolgono entusiastici consensi e folta partecipazione e legano in ideale cordata i nostri escursionisti.
A chi desidera venire con noi in montagna, a camminare o a sciare, nessuno chiederà come la pensa o a quanto ammonta il suo conto in banca: troverà tanta amicizia, cordiale accoglienza nei nostri rifugi e allegria. Perché la Società Escursionisti Lecchesi è una libera associazione, apolitica e aconfessionale, di gente libera senza nessun vincolo, ad eccezione di quelli richiesti dalla buona educazione.
Ad oggi la nostra società è più vitale che mai, iniziative e attività non mancano.
E soprattutto non manca la decisa volontà di continuare sul cammino così gloriosamente percorso, da tanti indimenticabili Amici!!!